L'aggressione perpetrata ai danni di un cittadini bengalese da parte di quattro giovani skinheads, peraltro provenienti da Pistoia, addolora ovviamente per il fatto in se, ma anche per la testimoniata - da una cittadina pratese - indifferenza nella quale l'episodio è avvenuto.
Difficile, del resto, aspettarsi reazioni molto diverse in una città dove - a fronte di questioni reali mal gestite dalle precedenti amministrazioni- molto è stato fatto da tante forze politiche oggi al governo di Prato per alimentare un clima pesantemente xenofobo, se non esplicitamente razzista.
E ci stupisce non poco che il sindaco definisca "una polveriera" la nostra città, quando è tra i suoi sostenitori che possiamo annoverare chi questo clima "da assedio" ha fatto di tutto per crearlo - dai "calzini rossi" dell'allora coordinatore cittadino di Forza Italia Silli all'attuale assessore alla cultura Beltrame, sempre pronta in passato a riempire le pagine de "La Nazione" contro "l'invasione cinese". Sono nelle fila della maggioranza i consiglieri Auzzi e Lafranceschina, spesso autori anche in rete di commenti ed interventi palesemente xenofobi. Ed era tra i festeggianti, durante la "parata" di Silvio Berlusconi il 2 giugno, in piena campagna elettorale, che si potevano osservare chiaramente le braccia tese nel saluto romano, e gli autori dello striscione che invitava il presidente del consiglio a "liberare" Prato dai cinesi.
Ciò non toglie che il centrosinistra abbia le sue responsabilità sulla situazione pratese, sicuramente unica nel suo genere: giusto per fare un esempio, si è infatti aspettata la metà del 2008 per attivare un servizio di mediazione culturale - ovviamente "sperimentale" e con mezzi e risorse risicatissime - dopo aver sottovalutato per almeno un decennio la questione della creazione di una vera città multietnica.
Si è lasciata proliferare, sin dai comportamenti quotidiani fino alle pubbliche esternazioni di politici, imprenditori, etc (sono di questi giorni le incredibili stime del direttore dell'Unione Industriale Gozzi, che fanno seguito a quelle del sindaco, di oltre 40.000 irregolari sul territorio pratese, prive di un qualsiasi fondamento scientifico o demografico) una cultura fortemente intrisa della paura e della colpevolizzazione del diverso, per cultura, etnia o quant'altro: così oggi, Prato raccoglie i frutti amari della combinazione, devastante, di propaganda e pessima gestione di un fenomeno come quello migratorio che, per quanto in molte caratteristiche esulante dalle possibilità di intervento degli enti locali, poteva e doveva essere affrontato diversamente.
Lanfranco Nosi
Sinistra RossoVerde
Difficile, del resto, aspettarsi reazioni molto diverse in una città dove - a fronte di questioni reali mal gestite dalle precedenti amministrazioni- molto è stato fatto da tante forze politiche oggi al governo di Prato per alimentare un clima pesantemente xenofobo, se non esplicitamente razzista.
E ci stupisce non poco che il sindaco definisca "una polveriera" la nostra città, quando è tra i suoi sostenitori che possiamo annoverare chi questo clima "da assedio" ha fatto di tutto per crearlo - dai "calzini rossi" dell'allora coordinatore cittadino di Forza Italia Silli all'attuale assessore alla cultura Beltrame, sempre pronta in passato a riempire le pagine de "La Nazione" contro "l'invasione cinese". Sono nelle fila della maggioranza i consiglieri Auzzi e Lafranceschina, spesso autori anche in rete di commenti ed interventi palesemente xenofobi. Ed era tra i festeggianti, durante la "parata" di Silvio Berlusconi il 2 giugno, in piena campagna elettorale, che si potevano osservare chiaramente le braccia tese nel saluto romano, e gli autori dello striscione che invitava il presidente del consiglio a "liberare" Prato dai cinesi.
Ciò non toglie che il centrosinistra abbia le sue responsabilità sulla situazione pratese, sicuramente unica nel suo genere: giusto per fare un esempio, si è infatti aspettata la metà del 2008 per attivare un servizio di mediazione culturale - ovviamente "sperimentale" e con mezzi e risorse risicatissime - dopo aver sottovalutato per almeno un decennio la questione della creazione di una vera città multietnica.
Si è lasciata proliferare, sin dai comportamenti quotidiani fino alle pubbliche esternazioni di politici, imprenditori, etc (sono di questi giorni le incredibili stime del direttore dell'Unione Industriale Gozzi, che fanno seguito a quelle del sindaco, di oltre 40.000 irregolari sul territorio pratese, prive di un qualsiasi fondamento scientifico o demografico) una cultura fortemente intrisa della paura e della colpevolizzazione del diverso, per cultura, etnia o quant'altro: così oggi, Prato raccoglie i frutti amari della combinazione, devastante, di propaganda e pessima gestione di un fenomeno come quello migratorio che, per quanto in molte caratteristiche esulante dalle possibilità di intervento degli enti locali, poteva e doveva essere affrontato diversamente.
Lanfranco Nosi
Sinistra RossoVerde
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